Ricevo e pubblico*
Egregio direttore Pontillo, i commenti sui social, unitamente alle singole prese di posizione, sulla struttura nata sull’arenile di via Napoli, continuano, a mio avviso a far rimanere nel limbo, le tante domande poste, gli interrogativi suggeriti, ma anche i quesiti e le soluzioni proposte.
Purtroppo quasi tutto, rimane senza risposta, senza che nessuno dia spiegazioni, chiarimenti, delucidazioni, continuando, a questo punto credo volutamente, a dare adito a qualsiasi interpretazione dettata, evidentemente, solo da una infelice “convenienza imprenditoriale”.
I dubbi principali rimangono sull’area citata nella concessione, in modo fumoso, come quel 20% di “PORZIONE DI AREA LIBERA”, senza scendere, a questo punto credo volutamente, nei particolari della fruizione dei circa 700 mq.
Dubbi che mi sono venuti leggendo molti di questi commenti e facendo mie alcune delle considerazioni lette.
Mi consenta quindi di soffermarmi su un unico argomento.
Fatta questa doverosa premessa, volevo raccontarle un episodio cui ho assistito questa mattina, con la speranza che, chi di dovere, ad iniziare dall’Amministrazione, rappresentata dall’assessore Roberto Gerundo, possa dare delle risposte certe, magari disponendo anche una accurata ispezione.
Erano circa le 10 quando un giovane padre, unitamente al proprio piccoletto, adagiava sulla porzione di area libera, dello stabilimento balneare inaugurato da poco, uno zaino contenente i propri indumenti e l’asciugamano da usare subito dopo aver fatto il tanto desiderato tuffo, con gioco annesso, con la speranza di rinfrescarsi dalla calura già opprimente a quell’ora.
Questa semplice operazione gli veniva impedita dal titolare dello stabilimento, il quale, dopo aver incassato la replica dal giovane padre “quindi bisogna scendere con uno zaino a tenuta stagna per portarselo a mare” rispondeva “in via eccezionale, solo per questa volta vi è concesso”.
Il giovane padre, onde poter esaudire la necessità del bambino, si limitava a farsi un veloce bagno, per allontanarsi senza neanche asciugarsi.
Sul lungomare, il giovane padre, accortosi che avevo assistito alla diatriba, si fermava a parlare con lo scrivente, sfogandosi, nel raccontare nuovamente l’incredibile episodio, etichettando il tutto con un eloquente “questi per il danaro impazziscono”.
Raccontato questo episodio, voglio chiedere, visto che non esiste alcun un regolamento affisso all’ingresso (tra l’altro manca anche il prezzario) qual è la differenza tra: libero accesso al mare (che va comunque e sempre garantito), insieme alla visitabilità della struttura, e quel 20% di porzione di area fruibile liberamente dai cittadini.
Porzione, guarda caso, ulteriormente ristretta dal posizionamento del bagni e/o spogliatoi per i diversamente abili, strutture non ancora in funzione.
Mi chiedo quindi: chi è il preposto al controllo del rispetto delle norme dettate dalla concessione? Dove sono le associazioni che generalmente salvaguardano i cittadini in questi casi? Le forze politiche cittadine presenti in Consiglio Comunale, sia quelle di maggioranza che di opposizione, stanno a guardare oppure una attività imprenditoriale deve venire prima del rispetto delle regole, anche le più elementari?
L’assessore Roberto Gerundo ci dia una risposta a questo semplice interrogativo: la fruizione di tale struttura è condizionata al pagamento di gabelle anche nelle porzioni libere?
Leggendo più di una volta il bando di gara e lo schema per la concessione di questo tratto di area demaniale marittima, bando e schema visibili sul sito del Comune, potrei fare mie altre osservazioni lette quali: nella concessione si parla dell’uso di legno naturale (la vernice bianca è compatibile con l’impatto paesaggistico?); i bagni preesistenti comunali non dovevano essere ristrutturati ed adeguati per la libera fruizione dalle 8 alle 24?.
Inoltre, il transennamento a destra e a sinistra della struttura, specialmente in direzione Pozzuoli, dà l’impressione di una suddivisione di classe, che non può essere condivisa, oltre ad impedire la visione del panorama, recinto che va immediatamente rimosso.
Il prezzario e i regolamenti di fruizione quando saranno affissi?
Vabbè, mi fermo qua.
C’è chi mi farà nero, ma sono abituato a dire ciò che penso, e criticare ciò che viene, giustamente realizzato su aree abbandonate dalla pubblica Amministrazione.
Ma il tutto, come diceva il padre di quel ragazzo, non può avere solo un risvolto puramente economico con l’intento di realizzare profitto.
Se poi i puteolani, specialmente quelli del posto come me, diranno “sempre a criticare non vi mai bene niente…” rispondo: le idee, la cultura, i modi di pensare e la formazione intellettuale di ognuno di noi, non possono essere barattati con qualche ingresso di favore.
Spero solo di essere stato in grado di trasmettere la rappresentazione concettuale trasmessa da quel padre con il figlioletto.
*Ivan Di Roberto
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LA REPLICA DI MARIO CUTOLO*
Gentilissimo Direttore, è la prima volta che vengo invitato a difendermi. La ringrazio della delicatezza nell’avermi inviato la lettera del sedicente “Ivan Di Roberto”. Spero che esista. Nel caso, sarei lieto di dargli direttamente del bugiardo, possibilmente de visu. Essendo io poco avvezzo ai confronti con fantasmi, preferisco il contatto. Gentilissimo, mi rivolgo a Lei, così potrà, attraverso la Sua rubrica, chiarire, a quei pochi cittadini che veramente non hanno capito, come funziona il “Riviera Beach Club”, terrazza in legno completamente smontabile, situata sulla loppa (*scoria delle colate dell’altoforno di Bagnoli). Leggendo il bando ad evidenza pubblica emanato dal Comune di Pozzuoli, “basta avere fatto le scuole elementari”, tutti possono capire cosa è stato realizzato senza porre quesiti all’assessore, al Sindaco, eccetera. Proprio volendo, potrebbero chiederlo al sottoscritto, che non ha nessuna remora a fornire spiegazioni, proprio come successo questa mattina. Le racconto il fatto, che è avvenuto alla presenza di tre testimoni, tra i quali Le assicuro non vi era il sedicente Ivan Di Roberto. Un signore accompagnato da un bambino, provvisto di palla e zaino, si è presentato all’ingresso della struttura in concessione, dove ha trovato il sottoscritto e ha chiesto se poteva accedere al mare, così come ha fatto, accompagnato dal suo bimbo. Il signore ha depositato uno zaino che ha poi ripreso quando ha finito di fare il bagno. Nulla gli è stato impedito, anzi, il signore, che ha detto di essere un professore di scuola, ha chiesto, tra l’altro, tante altre informazioni, che gli sono state puntualmente date. Il sedicente Di Roberto, nel suo affacciarsi, non ha notato le centinaia di lettini abusivi. Questo va bene?
*procuratore della società “Montenuovo s.r.l.”, titolare della concessione per il “Riviera Beach Club”