mercoledì, Marzo 19, 2025
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Reagì a un abuso di potere dei vigili urbani: ispettore Nu assolto dalle accuse di oltraggio e resistenza

Quando si ritiene che un proprio diritto sia stato ingiustamente violato, è possibile anche reagire male nei confronti di chi ricopre un ruolo istituzionale senza per questo essere puniti dalla legge.

E’ il principio che ha portato il Tribunale ad assolvere, dalle accuse di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, Ottavio Musto, 58enne ispettore del servizio di igiene urbana del Comune di Pozzuoli.

Per Musto, il pubblico ministero Paola Troncone aveva chiesto sei mesi di reclusione in seguito ad un fatto accaduto tre anni fa.

pattuglia-vigiliIl 19 marzo 2013, infatti, i vigili urbani Antonio Ferrigno e Antonio D’Ambrosio si recarono presso il bar D’Artagnan (di proprietà della moglie di Musto) per effettuare un controllo al contatore dell’acqua, in quanto quella utenza idrica risultava morosa ed il misuratore aveva il numero di matricola parzialmente cancellato.

I poliziotti municipali avvisarono Ottavio Musto che sarebbero tornati il giorno dopo per distaccare la fornitura, ma il caposquadra della Nu si impegnò a saldare il debito in giornata.

L’indomani, i due vigili tornarono effettivamente sul posto e, constatando che Musto non aveva pagato il dovuto, tentarono di rimuovere il contatore.

Apriti cielo!

Ottavio Musto
Ottavio Musto

Musto, dopo aver tentato inutilmente di spiegare le proprie ragioni, perse le staffe e ne disse di tutti i colori sia ai vigili che agli operai incaricati del distacco (“pezzi di m…, che c…. siete venuti a fare….vi faccio uscire il sangue da tutte le parti….”) sostenendo di avere cinque giorni di tempo per pagare il dovuto al Comune.

Il corpulento dipendente comunale spintonò anche il responsabile dell’Acquedotto per evitare che il misuratore fosse rimosso (cosa che avrebbe creato notevoli danni all’attività commerciale di famiglia) ma poi, per fortuna, non andò oltre.

Musto venne denunciato dai vigili per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale (ed anche sottoposto a procedimento disciplinare interno al Comune, che tuttavia archiviò il caso giudicando il fatto “irrilevante”) ma, attraverso il suo avvocato difensore, il penalista Ugo Fanuzzi, è riuscito a dimostrare la propria buona fede.

E’ stato infatti provato che, così come si intuiva dal testo dell’avviso di morosità ricevuto, il titolare del contatore avesse cinque giorni di tempo dalla notifica dell’atto per potersi mettere in regola e che, dunque, prima che fosse decorso questo termine, non era possibile procedere al distacco della fornitura.

Il giudice dell’undicesima sezione penale del Tribunale, Andrea Casella, ha ritenuto dunque che la reazione verbale di Musto ed anche i suoi spintoni per “allontanare gli operai dal misuratore” fossero gesti proporzionati all’ingiustizia che egli era stava ricevendo e che quindi questo comportamento fosse giustificato (come causa di non punibilità ai sensi dell’articolo 393 bis del codice penale) di fronte a quell’atto di arbitrio da parte dei vigili e degli operai dell’acquedotto.

Musto è stato così assolto dalle accuse di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, perché “il fatto non sussiste”.

 

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