sabato, Febbraio 15, 2025
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Sfratto a una coppia di disabili, SOS da Monterusciello: “Ci serve altro tempo per trovare una nuova casa”

Vi raccontiamo oggi una vicenda tipica del nostro paese, in cui troppo spesso la giustizia cozza contro il buon senso assumendo contorni disumani.

Accade a Monterusciello, al civico 25 di via Modigliani, nella cooperativa “Flegrea 70”, in un appartamento al sesto piano da cui domani mattina, secondo la legge, dovranno essere sfrattati due coniugi disabili, Alessandro Mesca e Antonella Amirante.

Non sono infatti bastate due proroghe del provvedimento di rilascio dell’alloggio (il contratto di fitto è scaduto e la proprietaria ha chiesto di rientrare in possesso dell’immobile) per consentire ad Alessandro ed Antonella di trovare una nuova sistemazione consona alle loro esigenze.

Alessandro (ex geometra 60enne) vive infatti tra letto e sedia a rotelle dal maggio 2014 a causa di una dissecazione dell’aorta e della completa atrofizzazione del midollo spinale, che gli hanno provocato una paralisi totale degli arti inferiori e gli consentono di alimentarsi autonomamente solo di cibi solidi.

“Stiamo subendo un’ingiustizia atroce – ci dice Alessandro (nella foto)Avremmo bisogno di almeno altri sei mesi per riuscire a reperire sul mercato immobiliare una soluzione alternativa compatibile con la mia disabilità e con le nostre disponibilità economiche. Viviamo entrambi con una pensione di invalidità e un’indennità di accompagnamento: non possiamo permetterci di pagare più di 750 euro mensili per il fitto e per il condominio, oltre a tutte le spese che ci accolleremmo per i lavori necessari che eventualmente bisognerebbe fare. Purtroppo, finora, nonostante tutto il nostro impegno, non siamo riusciti a trovare nulla di tutto ciò. Peraltro, essendo io un disabile gravissimo assistito a domicilio tre volte a settimana dal reparto di rianimazione dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie”, non posso nemmeno allontanarmi molto dal nosocomio. Questo tempo però non ci è stato concesso e domani mattina verrà l’ufficiale giudiziario con le forze dell’ordine e le ambulanze a mandarci via. Posso immaginare che io finirei ricoverato in una struttura sanitaria e mia figlia per strada con due gatti – conclude Alessandro – Ma ciò che mi preoccupa di più è la situazione di mia moglie, che è anch’essa gravemente malata e soffre di una forte depressione che già l’ha indotta a tentare il suicidio nel dicembre scorso. Allora riuscimmo a salvarla appena in tempo. Ma domani qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità di voler esporre una persona psicologicamente così fragile ad un ulteriore trauma che potrebbe avere conseguenze irreparabili. Non chiediamo nulla di impossibile, solo un pizzico di coscienza a chi conosce le nostre condizioni, sa che non siamo colpevoli di niente e ugualmente vuole procedere con la forza contro i deboli”.

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