L’anno scorso, il 2 novembre, durante la commemorazione ufficiale dei defunti, urlò a squarciagola la sua rabbia in faccia al sindaco Figliolia e al vescovo Pascarella, ammutoliti di fronte a quel clamoroso “fuori programma”.
Oggi, quando mancano cinque settimane alla celebrazione della stessa ricorrenza, torna alla carica per denunciare lo stesso problema, ancora non risolto.
Lui è Peppe Abbate, autista del Comune e padre di un 37enne affetto da tetraparesi spastica.
Il suo cruccio sono le barriere architettoniche presenti all’ingresso della zona vescovile del cimitero, dove riposano le spoglie dei suoceri e dove, per consentire al figlio di raccogliersi in preghiera, è costretto a sollevarlo dalla carrozzina e a portarlo in braccio per tutti i gradini che li separano dalla cappella di famiglia.
Un percorso faticosissimo che Peppe, a 64 anni, non ha più la forza fisica per compiere.

“Purtroppo non è cambiato niente nemmeno dopo la mia protesta di undici mesi fa – ci dice Abbate – Gli ostacoli ai disabili presenti in quella porzione di cimitero non sono stati rimossi, ho fatto presente la situazione anche ai capigruppo del Consiglio Comunale senza ottenere riscontri. Si continuano a calpestare le norme ed anche il buon senso. Vorrà dire che il prossimo 2 novembre, se la situazione resterà immutata, chiederò al Sindaco e al Vescovo di portare loro in braccio mio figlio fino alla tomba dei nonni materni, andata e ritorno. Così magari capiranno cosa si prova a dover fare uno sforzo del genere per colpa di chi non rispetta le leggi. E capiranno anche che non ha nessun senso dare permessi speciali di sosta alle auto con disabili fisici a bordo per giungere al cimitero se poi questi stessi disabili sono impossibilitati a raggiungere i luoghi in cui vorrebbero rendere omaggio ai propri cari…”