Quando si tratta di risparmiare soldi, si sa, tutti i cittadini “drizzano” le “antenne” nella speranza di poter alleggerire il bilancio familiare. A maggior ragione, ciò accade, specie in un periodo di crisi economica come questo, quando la possibilità di un risparmio viene comunicata dal Comune su una delle tasse più “care” (e non certo in senso “affettivo”) per la popolazione, ossia quella sui rifiuti solidi urbani.
Una gabella che, purtroppo, continua a lievitare (siamo già al 17,60% in più rispetto allo scorso anno) a causa del continuo aumento dei costi del servizio, nonostante Pozzuoli faccia registrare un confortante incremento della percentuale di raccolta differenziata.
Ebbene, da tre settimane, in città si sono diffuse tantissime aspettative sulla riduzione della Tarsu.
Il 9 gennaio, infatti, è stato affisso un manifesto pubblico a firma dell’assessore alla fiscalità locale Teresa Stellato con cui si annunciava l’avvio di un’indagine conoscitiva sul territorio proprio sulla possibilità di fornire agevolazioni sull’importo da pagare per la tassa sui rifiuti.
Un manifesto che migliaia di cittadini si sono fermati a leggere per strada e che ha creato una serie di attese che rischiano di andare deluse dalla realtà dei fatti.
L’assessore Stellato, a nome dell’Amministrazione Comunale, scrive infatti che la Giunta, sulla base dei soldi disponibili nel bilancio di previsione 2012, è intenzionata ad ampliare la fascia di agevolazioni ed esenzioni per la Tarsu.
E comunica quali saranno i beneficiari di queste agevolazioni.
E’ prevista, infatti, la volontà di non far pagare la tassa alle famiglie di “provata indigenza” (secondo quanto stabilito dal servizio assistenza sociale del Comune), agli invalidi civili che abbiano come unico reddito familiare la pensione di invalidità civile e l’indennità di accompagnamento, ai pensionati con più di 65 anni che abbiano come unico reddito la pensione minima, alle famiglie che abbiano un reddito complessivo netto non superiore a 13.000 euro all’anno in presenza di un portatore di handicap grave (come stabilito dall’articolo 3 comma 3 della legge 104/1992).
Per quanto riguarda gli sconti sulla Tarsu, l’Amministrazione invece prevede di ridurla: del 50% per le famiglie che hanno al proprio interno un portatore di handicap grave (sempre ai sensi della precedente legge) e un reddito annuo netto compreso tra 13.001 e 15.000 euro; del 30% per le famiglie che si trovano nella stessa condizione precedente ma che abbiano un reddito annuo netto compreso tra 15.001 e 18.000 euro.
In più, la Giunta vuole offrire una riduzione del 30% della Tarsu a tutte le altre famiglie (indipendentemente dalla presenza o meno al loro interno di un portatore di handicap grave) che abbiano un reddito complessivo netto non superiore a 15.000 euro all’anno, ma a patto che nessun componente della famiglia possieda un’auto di cilindrata superiore a 1.000 cc o un motociclo di cilindrata superiore a 125 cc.
Come si doveva fare per rientrare nell’elenco dei beneficiari di queste agevolazioni?
Nel manifesto firmato dall’assessore Stellato, si legge che chi vuole usufruire dell’esenzione dimostrando di trovarsi in stato di indigenza doveva recarsi all’ufficio servizi sociali di via Vigna 29, mentre tutti gli altri cittadini che ritengono di avere i requisiti previsti dall’Amministrazione per ottenere l’esenzione o la riduzione della tassa dovevano recarsi negli uffici della fiscalità locale in via Campana 250.
Ognuno di questi cittadini, per sperare di ottenere il beneficio previsto, era tenuto a firmare un’autocertificazione e presentare la fotocopia del proprio documento di identità: sarà poi il Comune a verificare il possesso dei requisiti per stabilire se si abbia o no diritto no alle agevolazioni, perseguendo ovviamente a norma di legge chi abbia prodotto autocertificazioni false.
Non solo: nel manifesto c’era scritto anche altro.
Innanzitutto, che non bisognava perdere tempo a presentare queste domande, perché le richieste di esenzione o riduzione della tassa sui rifiuti dovevano essere consegnate entro il termine perentorio di 15 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, e dunque non oltre giovedì 24 gennaio.
Non solo: l’assessore Stellato precisa anche che “la raccolta delle istanze ha finalità esclusivamente conoscitiva dell’impatto sul bilancio comunale”.
E quest’ultimo punto è di importanza fondamentale per capire il senso concreto di questo manifesto.
In parole povere, l’Amministrazione ha sì l’intenzione di non far pagare o far pagare di meno la tassa sui rifiuti alle famiglie che si trovano in determinate situazioni economiche o di disagio sociale, ma per ora vuole soltanto capire quanto potrà costare alle casse comunali mettere in pratica questa volontà politica.
E può farlo soltanto dopo aver ricevuto le richieste dei cittadini in modo da procedere agli opportuni calcoli e capire se nel bilancio comunale ci sono i soldi necessari per finanziare un’iniziativa del genere.
Dunque, non è affatto scontato che si possa passare dalle parole ai fatti.
Detto in termini ancora più pratici, se, sulla base del numero delle domande di esenzione o riduzione presentate dai cittadini, si capirà che il costo di questi benefici non sarà ritenuto sopportabile per le casse del Municipio, è chiaro che l’Amministrazione dovrà rinunciare a mettere in atto questi buoni propositi o stabilire che, con i soldi eventualmente disponibili, si può agevolare soltanto una determinata fascia di cittadini in difficoltà tra quelle inizialmente previste.
In più c’è un altro particolare non di poco conto.
Prima di stabilire nuove agevolazioni su questa tassa, la politica dovrà fare un passaggio burocratico indispensabile, e cioè modificare il regolamento relativo alla tassa sui rifiuti, che è ormai vecchio di 15 anni (quello attualmente in vigore è stato infatti approvato in consiglio comunale il 24 febbraio 1997, quando era sindaco Aldo Mobilio), una modifica che non si sa in quanto tempo potrà essere attuata e che prevede prima un lavoro specifico da parte della commissione consiliare preposta e successivamente il voto del parlamentino civico.
Insomma, per farla breve, se dopo aver letto questo manifesto, i cittadini che hanno i requisiti per accedere a queste agevolazioni ipotizzate dall’Amministrazione, pensano di ottenere immediatamente lo sconto o l’esenzione sulla Tarsu 2012 (quella appena giunta ad ogni famiglia) per il solo fatto di aver presentato la domanda entro il termine previsto del 24 gennaio, si sbagliano di grosso.
Nulla è certo, né per i tempi né per il raggiungimento dell’obiettivo: è solo una possibilità che la Giunta sta cercando di rendere fattibile attraverso, per l’appunto, una “indagine conoscitiva” sul costo di questi benefìci ipotizzati.
E’ dunque giusto che i puteolani sappiano come stanno realmente le cose, per evitare (e sta già accadendo) che questo manifesto produca nella popolazione interessata l’illusione di aver già acquisito il diritto ad agevolazioni per ora soltanto pensate dall’Amministrazione.
Tra l’altro, moltissimi cittadini, pressati dal termine del 24 gennaio per la presentazione di queste domande, sono andati anche in grossa difficoltà perché non sapevano come scrivere questa autocertificazione da presentare ad uno dei due uffici comunali indicati nel manifesto.
Al Municipio, infatti, per quanto ci risulta da numerose segnalazioni, non è mai esistito alcun modello prestampato da compilare per chiedere queste agevolazioni, tanto è vero che, di propria iniziativa, sindacati e centri di assistenza fiscale hanno predisposto una “dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà per agevolazione/esenzione Tarsu” in modo da venire incontro quanto più possibile alle legittime richieste di chi (e sono in tanti) non aveva la minima idea di come si potesse produrre un documento del genere.
A questo proposito, viene da chiedersi: ma è mai possibile che per cose così importanti (e per di più con soli 15 giorni di tempo concessi ai cittadini per presentare una domanda che può produrre un consistente risparmio di soldi a moltissime famiglie) al Comune nessuno abbia pensato di preparare un prestampato del genere?
Ci sono stati forse problemi di “dialogo” tra l’Amministrazione ed i propri uffici?
E per quale motivo?
Ma, soprattutto, perché di questa eventuale (ed assurda, se fosse vera) “incomunicabilità” all’interno del Comune, ha dovuto pagarne le conseguenze il cittadino, ossia chi con il proprio voto ha delegato qualcuno a governarlo con efficienza e con i soldi delle proprie tasse paga anche lo stipendio di chi dovrebbe offrirgli un servizio piuttosto che disagi?
Domande a cui dal Municipio speriamo rispondano non a chiacchiere ma con fatti concreti.
(da “Il Corriere Flegreo” del 29 gennaio 2013)