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Toiano raccoglie soldi per difendere Filippo dall’accusa di omicidio volontario: il dolore e la gratitudine dei familiari

Un intero quartiere si è mobilitato a sostegno di Filippo Lucignano, il 50enne di via Catullo che ha ammazzato a coltellate il fratello 44enne Rosario al culmine dell’ennesima lite familiare davanti alla mamma di 86 anni.

Tre notti fa la tragedia, maturata in un contesto di violenze, minacce e sopraffazioni che il povero Rosario (ormai fuori di sé a causa dell’abuso di droga e alcool)  infliggeva ai parenti con i quali conviveva ma anche all’esterno delle mura domestiche, dove le sue scorribande e i suoi accessi di ira erano tristemente conosciuti.

Filippo e Rosario Lucignano

Filippo, che ha confessato il delitto ai poliziotti del Commissariato, è ora rinchiuso in una cella del carcere di Poggioreale, con l’accusa di omicidio volontario.

Il rione però è con lui, lo ha sempre considerato un bravo ragazzo vittima di una situazione ingestibile e non accetta l’idea che la legge possa  ritenerlo un assassino, nonostante si sia macchiato del peggiore dei reati possibili.

E così la gente del posto ha deciso di aiutarlo. Nel modo più concreto. Con una maxicolletta, per consentirgli di ingaggiare un bravo avvocato che possa difenderlo al meglio.

Tante le donazioni spontanee.  E tanta anche la riconoscenza dei familiari, che stanno vivendo un incubo, l’ennesimo della loro esistenza.

A parlare a nome di tutti loro è Gennaro, il quarto dei cinque fratelli Lucignano, l’unico risparmiato da un destino che sembra essersi accanito su di loro (Antonio deceduto in giovane età, Francesco vittima di un incidente stradale, Filippo in cella per aver ucciso Rosario).

“Anche se siamo distrutti da un dolore enorme, sento il bisogno di esprimere la mia gratitudine a tutte le persone che stanno aiutando Filippo in questo momento tremendo – dice Gennaro Lucignano (nella foto)Un ringraziamento particolare lo voglio fare all’amico fraterno Antonio Sepe, che gli ha messo a disposizione una somma di denaro, alla macelleria di Cristofaro Russo e al negozio di alimentari Valentino che stanno raccogliendo soldi per lui dalla loro clientela, a mio cugino Gennaro Caiazzo che ha aperto una postepay (nella foto in basso) dove si può versare altro denaro per le spese legali di Filippo. E, se mi permettete, voglio dire grazie  anche a voi per l’articolo in cui con grande umanità avete spiegato  cosa ci è accaduto. Purtroppo – prosegue Gennaro – in casa c’era l’inferno e temevamo che potesse accadere il peggio. Eravamo quasi rassegnati all’idea che, prima o poi, uno dei due avrebbe ammazzato l’altro. Io stesso ho cercato di fare tutto quello che potevo per evitare scontri.  Abbiamo fatto l’impossibile per curarlo ma non è servito a niente. L’unica cosa che non abbiamo mai fatto è stata quella di denunciarlo, perché, conoscendolo, sapevamo che, una volta tornato a casa, avrebbe reagito in modo ancora peggiore, col risultato che forse quello che è successo adesso sarebbe accaduto prima. Qualche mese fa ho dovuto addirittura far dormire in albergo mamma e Filippo per tre notti, perché Rosario non si poteva mantenere in  nessun modo e  quando stava così bisognava soltanto lasciarlo da solo e scappare il più lontano possibile da lui. Martedì  notte stato io  il primo a raccogliere la confessione di mio fratello. Abitiamo sullo stesso pianerottolo. Sentivo le solite urla per le solite discussioni, poi il silenzio. Filippo ha suonato al campanello e mi ha detto “L’ho ucciso”. Pensavo volesse dire che lo aveva picchiato, invece… Ho chiamato io l’ambulanza, ma Rosario era già morto. Avete scritto bene, era una tragedia annunciata e vi assicuro che abbiamo fatto di tutto per evitarla. Ma sapevamo anche che, con quello che succedeva, prima o poi avremmo pianto per entrambi…”.

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