domenica, Aprile 27, 2025
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Trivellazioni nella Solfatara, la Regione boccia il progetto: “Potrebbe scatenare un’eruzione!”

Diciassette pagine di motivazioni per respingere l’ipotesi delle trivellazioni nella Solfatara.

La Regione, col decreto dirigenziale 111 del 26 settembre scorso (pubblicato sul Burc 74 del 9 ottobre) si è infatti ufficialmente opposta al progetto di realizzazione dell’impianto di geotermia che la società “Geoeletcric” aveva presentato il 5 maggio di due anni fa al Governo.

Un’iniziativa che aveva sollevato enormi perplessità nella comunità scientifica e contro cui si erano già schierati Amministrazione e Consiglio Comunale di Pozzuoli.

Adesso arriva quella che potrebbe diventare la pietra tombale sull’intera operazione, ossia il no regionale alla richiesta di valutazione di impatto ambientale e di incidenza sulla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica “alimentato dal liquido geotermico estratto da tre pozzi di produzione e re-iniettato nel sottosuolo in altri due pozzi con condotte, per il coinvolgimento del fluido geotermico, ed un elettrodotto interrato di connessione alla rete elettrica Enel”.

Il diniego è stato firmato dall’avvocato Simona Brancaccio, dirigente regionale dell’Unità Operativa Dirigenziale  per le Valutazioni Ambientali, che fa capo alla Direzione Generale per l’Ambiente, la Difesa del Suolo e l’Ecosistema.

Varie le ragioni alla base del provvedimento.

Riassumendo per sommi capi, quelle di maggiore interesse per la popolazione : “(…) non è stata studiata con il necessario livello di approfondimento la sismicità storica (…);  non sono state stimate le intensità sismiche risentibili nei principali centri abitati dell’area flegrea in relazione alle magnitudo attese e ai relativi ipocentri, considerati i fenomeni di amplificazione locale, al fine di valutare gli effetti della percezione dei terremoti da parte dei presenti e gli impatti, in considerazione dell’elevata concentrazione di residenti e della non trascurabile vocazione turistica (…);  l’impianto, nel contesto ambientale, antropico e socio economico che caratterizza i Campi Flegrei determina rilevanti impatti negativi, in termini di sismicità indotta/innescabile anche di tipo bradisismico, con conseguenti danni a beni e persone non mitigabili di alcun modo, nonché, conseguentemente, anche sul sistema socio economico di cui il turismo rappresenta una importante componente (…) tenuto conto dell’enorme intensità di eventuali fenomeni eruttivi del supervulcano attivo che, anche nell’eventualità di una bassa probabilità di accadimento, determinano livelli elevatissimi di rischio, in relazione alla presenza di numerosi centri abitati all’interno della caldera ed in sua prossimità, tra cui Napoli, al suo margine orientale (…)”.

Secondo la Regione Campania, tutte queste componenti portano “a ritenere che la localizzazione dei pozzi, considerata l’inadeguatezza degli studi eseguiti, sia stata determinata in assenza delle necessarie informazioni e conoscenze atte a scongiurare, con ragionevole certezza, interferenze con il vulcanismo dell’area”, tenendo conto che  “considerato l’elevatissimo rischio vulcanico nei Campi Flegrei, la Regione Campania ha delimitato sia la zona rossa (ovvero l’area da sottoporre a evacuazione cautelativa in caso di possibilità di ripresa dell’attività eruttiva, area che include anche una vasta area di Napoli oltre che i comuni di Pozzuoli. Bacoli, Monte di Procida e Quarto) che la zona gialla (l’area, esterna alla “zona rossa”, esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche, in caso di eruzione ai Campi Flegrei” (…);  “non sono state approfondite le idrodinamiche naturali di scambio tra i fluidi geotermici profondi, le acque termali a bassa entalpia più superficiali ed il cuneo salino, e non è stata effettuata una dettagliata ricostruzione delle geometrie e dei parametri idrogeologici caratterizzanti la falda meno profonda e del suo deflusso sotterraneo, non è stata prodotta una carta idrogeologica con le isopieze della falda meno profonda e la superficie di tetto del cuneo salino, comprendente le aree tra la Solfatara e Agnano e la fascia costiera di Pozzuoli, ai fini di una più accurata ricostruzione delle direzioni di deflusso sotterraneo e dell’eventuale segnalazione di zone di ristagno (…)”.

E ancora: “(…) Non è stata sufficientemente approfondita la tematica del bilancio idrogeologico. Considerate le lacune del progetto, si ritengono non stimate con il necessario livello di accuratezza e attendibilità le possibili interferenze delle attività di progetto con il deflusso della falda più superficiale e con la ricarica naturale del sistema e quindi i possibili effetti derivanti dalle necessità di progetto di emungere elevate portate dal serbatoio profondo, costituito da rocce vulcaniche caratterizzate da bassa permeabilità primaria (…)  Ciò porta a ritenere che la localizzazione dei pozzi, considerata l’inadeguatezza degli studi eseguiti, sia stata determinata in assenza delle necessarie informazioni e conoscenze atte a scongiurare, con ragionevole certezza, interferenze con sistema delle acque termali (…) Non sono state valutate le reciproche interrelazioni tra attività fumarolica, emanazioni gassose in genere e circolazione sotterranea della falda superficiale (…) Non è dimostrata la compatibilità degli interventi previsti con lo stato del dissesto da frana e di rischio idrogeologico esistenti nei siti di progetto (…).

La Regione inoltre sottolinea che le trivellazioni sono previste in una zona di protezione integrale del Piano Territoriale Paesistico dei Campi Flegrei e che la Sovrintendenza ha chiesto delle modifiche al progetto, variazioni presentate a maggio 2016 ma non necessarie per superare gli ostacoli burocratici.

E, infine, che “gli impatti negativi del progetto in termini di sismicità indotta/innescabile, bradisismo e vulcanesimo” vanno a determinare “un notevole aggravio del già rilevante rischio naturale ed antropico attualmente connotante i Campi Flegrei non mitigabile in alcun modo”  con conseguenti “rilevanti impatti negativi sul sistema socio economico di cui il turismo rappresenta una rilevante componente”.

Adesso bisogna capire cosa accadrà alla luce di questo parere.

La “patata bollente” torna nelle mani di chi ha presentato il progetto (ci saranno ricorsi?) e del Ministero dell’Ambiente, che dovrà prendere una decisione definitiva.

CLICCA-QUI-PER-LEGGERE-TUTTO-IL-DECRETO-REGIONALE

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