Il Municipio è un “porto di mare”: entra chi vuole e quando vuole, molto spesso con la “complicità” di alcuni politici, che ricevono amici, parenti e “clienti” anche in giorni ed orari non consentiti. E, con l’incedere della “bella stagione”, i “visitatori” del Comune si mettono anche in “libertà”, indossando abiti talvolta molto più consoni ad una giornata al mare che ad un ambiente istituzionale.
Insomma, nelle palazzine di Toiano è il caos quotidiano.
E così, per tentare di mettere un freno all’anarchia, martedì della scorsa settimana, i sei presidenti delle altrettante commissioni consiliari permanenti (Maurizio Orsi, Elio Buono, Salvatore Caiazzo, Mario Massimiliano Cutolo, Mimmo Pennacchio e Michele Luongo) hanno scritto una lettera indirizzata al sindaco Enzo Figliolia, al presidente del consiglio comunale Enrico Russo ed ai massimi responsabili del personale dell’Ente, l’assessore Franco Cammino e il dirigente Matteo Sperandeo.
Nel documento, i consiglieri in questione segnalano “l’increscioso viavai di persone estranee alla casa comunale anche in giorni non consentiti. Tale fenomeno –si legge nella nota- è ancora più intollerabile in quanto alcuni di essi, in dispregio del decoro dovuto al luogo comunale, si presentano con pantaloncini corti e in tenuta balneare. Si sollecita a segnalare, ai responsabili all’ingresso della casa comunale, che è tassativamente vietato entrare in giorni non consentiti ed impedire l’ingresso a persone vestite non in ossequio al luogo comunale”.
Eppure, le regole sull’accesso dei cittadini in Municipio esistono e sono contenute in un’ordinanza (la numero 33) firmata dal sindaco Figliolia l’11 ottobre dello scorso anno.
Il provvedimento stabilisce che ciascuno può liberamente entrare negli uffici comunali di Toiano soltanto per cinque ore di due giorni settimanali, e cioè il martedì e il giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17.
Il problema, evidentemente, sono alcune deroghe contenute nella stessa ordinanza, deroghe che consentono un certo margine di discrezionalità nell’accesso agli uffici comunali.
Infatti, “per casi particolari ed urgenti” (che non sono tuttavia specificati), i dipendenti comunali potranno ricevere i cittadini anche in altri giorni ed altri orari: in questa circostanza, bisognerà preparare “una comunicazione scritta da consegnare all’ufficio delle guardie giurate” posto proprio all’ingresso della sede dell’Ente.
E, al di fuori degli orari e dei giorni prestabiliti, sarà consentito l’accesso anche negli uffici del sindaco, degli assessori e dei consiglieri comunali, a patto che gli stessi cittadini comunichino alle guardie giurate il proprio appuntamento con uno dei politici.
Il parcheggio all’interno del Municipio sarà consentito invece soltanto a tutte le auto di servizio dell’Ente, ed a quelle pubbliche o private (munite di apposito contrassegno rilasciato dal Comune) in uso a sindaco, assessori, presidente del consiglio comunale, consiglieri comunali, revisori dei conti, componenti del nucleo di valutazione dei dirigenti, componenti della commissione locale del paesaggio, avvocati convenzionati con il Comune, segretario generale, dirigenti, dipendenti che svolgano mansioni di unità operative complesse, forze dell’ordine, vigili urbani e disabili con difficoltà di deambulazione. Ognuna di queste categorie avrà un’area di sosta riservata all’interno della Casa Comunale.
Queste, insomma, sono le disposizioni.
Ma, per la serie “fatta la legge, trovato l’inganno”, è chiaro che le eccezioni “per casi particolari ed urgenti” sono diventate la regola.
D’altronde, alzi la mano chi ricorda che una sola ordinanza del genere abbia mai avuto effetti concreti, se non nei primi giorni di entrata in vigore, quando tutti sembrano inflessibili e nessuno appare disposto o disponibile a “sgarrare”.
Negli uffici comunali, infatti, chi vuole e chi “può” sa sempre come fare e a quali porte bussare per aggirare qualsiasi divieto di ingresso.
Col risultato che, spesso, il Municipio ha rischiato di diventare addirittura un campo di battaglia, con aggressioni verbali e fisiche (tentate o addirittura riuscite) ai danni di dipendenti comunali e politici da parte di soggetti che (talvolta anche non solo a mani nude) hanno messo a repentaglio l’incolumità dei lavoratori dell’Ente o degli eletti dal popolo.
D’altronde, si sa: per una promessa elettorale mancata, una carta che non è ancora pronta, una decisione politica “sgradita” o un qualsiasi disservizio, con la disperazione che c’è in giro è fin troppo facile arrivare alle “mille e una notte”.
E, per tutti questi motivi, è sempre più difficile, per le guardie giurate che presidiano l’ingresso del Municipio, essere inflessibili nell’imporre il rispetto di regole che prevedono troppe “scappatoie” per poterle applicare “alla lettera”.
Di certo, se i politici più “gettonati” dai “visitatori” quotidiani del Comune cominciassero a rifiutarsi di ricevere in Municipio qualsiasi cittadino che volesse farlo al di fuori dei giorni e degli orari stabiliti, questo appello da parte di sei consiglieri comunali non avrebbe motivo di esistere.
Ad ogni modo, non vorremmo essere nei panni di chi, da oggi in poi, potrebbe essere tenuto addirittura ad impedire l’ingresso a coloro che non vestono in modo “decoroso”.
Giacchè non esiste un parametro oggettivo per stabilire il “decoro” di un abbigliamento, (specie durante la stagione estiva) bisognerebbe “regolamentare” la materia per evitare ulteriori discussioni.
Ma, con tutti i problemi che ha questa città, si cadrebbe davvero nel ridicolo!
La soluzione c’è: si chiama “buonsenso”.
Una parola ancora troppo sconosciuta da larga parte della popolazione e da una consistente fetta di politici locali.