martedì, Dicembre 10, 2024
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Tumori e diagnosi precoce: ecco dove farsi visitare col bioscanner

Riesce ad individuare anche pochissime cellule cancerogene di tumori solidi non superiori a cinque centimetri,  con una diagnosi precisa almeno al 70%, senza doversi spogliare (a meno che non si indossino cinture, jeans o pantaloni di velluto), nel corso di un esame veloce, dall’esito immediato e, per ora, autorizzato dal Ministero della Salute, soltanto per esaminare prostata e vescica, ma in attesa di “validazione” per altri organi, a cominciare dalla mammella.

E’ il bioscanner (nella foto grande in alto) lo strumento diagnostico inventato dal fisico pugliese Clarbruno Vedruccio (http://www.clarbrunovedruccio.it/ita_bioscanner.htm) e che, grazie ad una maxicolletta organizzata da Ciro e Giovanna Di Francia (in qualità di presidenti di due associazioni, l’Osservatorio per la Tutela dell’Ambiente e della Salute ed Acli Dicearchia) ed alla generosità di tantissimi puteolani, è stato acquistato dal suo inventore” (con uno sconto di quasi il 70% sul costo complessivo di 52.460 euro, i.v.a. compresa), al prezzo “politico” di 18.000 euro (in realtà mancano all’appello ancora circa 1.800 euro, ma si attende l’ultima donazione  di 2.500 euro, promessa da una società di ingegneria informatica) e fin dai prossimi giorni sarà messo a disposizione gratuitamente per tutti i cittadini che chiederanno di essere visitati con questa apparecchiatura.

Nel comunicato che potete leggere cliccando sulla foto sottostante, ci sono tutte le notizie al riguardo che Ciro e Giovanna Di Francia hanno diffuso in una nota ufficiale diramata agli organi di informazione.

Ma la conferenza stampa di ieri pomeriggio al “Pareto” per ufficializzare l’utilizzo concreto del bioscanner, è stata l’occasione per capire anche tante altre cose.

Innanzitutto, il bioscanner per il momento sarà utilizzato soltanto dallo studio medico Cicale/Fiandra (che si trova ad Arco Felice, in via Cacciapuoti 7 ed è l’unico finora che ha chiesto di poter adoperare lo strumento).

Ad effettuare questo specifico tipo di visite sarà la dottoressa Antonella Cicale, soltanto due giorni al mese (la sua, in questo progetto, è un’attività di puro volontariato) per un numero non superiore a 6 pazienti per volta.

Per prenotare una visita da effettuare dal 27 febbraio in poi, bisogna telefonare, solo il 6 febbraio e solo dalle 16 alle 19, al numero 081/866.16.47.

Per ulteriori informazioni sulle modalità per prenotare i successivi appuntamenti, bisogna collegarsi a Fb e consultare periodicamente la bacheca di Acli Dicearchia

(http://www.facebook.com/acli.dicearchia?fref=ts) oppure dell’Osservatorio per la Tutela dell’Ambiente e della Salute (http://www.facebook.com/groups/314713745297511/?fref=ts).

A questi stessi gruppi Fb, con un messaggio, oppure contattando direttamente Ciro Di Francia (al recapito di cellulare 335/53.22.912.) potranno invece rivolgersi tutti i medici (a cominciare da quelli puteolani) che volessero anch’essi effettuare la stessa attività di volontariato, dedicando una parte del proprio tempo  libero o lavorativo ad effettuare visite col bioscanner.

Tenendo sempre presente che, per poter utilizzare il bioscanner, bisogna seguire un corso di formazione obbligatorio (a spese del medico interessato) che si svolge a Bologna.

“Questo progetto –ha esordito Giovanna Di Francia è dedicato alla tenacia, alla voglia di sopravvivere, all’energia e alla dignità con cui mia sorella Lia ha affrontato la sua malattia fino all’ultimo respiro. Lo abbiamo realizzato grazie alla generosità dell’inventore del bioscanner ed alla bellissima risposta di tutta la comunità puteolana, che ha contribuito con elargizioni di denaro, anche di somme importanti. E’  un punto di partenza e di sensibilizzazione per un approccio alla prevenzione in maniera coraggiosa, indolore e innocua. Mi auguro che le strutture sanitarie locali si interessino al bioscanner ampliandone quanto più possibile la diffusione”.

“E’ importante innanzitutto sottolineare che noi con questa iniziativa non vogliamo sostituirci alle strutture sanitarie –ha proseguito Ciro Di Franciama quando sento un pentito di camorra come Carmine Schiavone, diventato ormai quasi una star internazionale, dire che l’avvelenamento del nostro territorio è anche colpa nostra, allora io mi voglio prendere la mia parte di responsabilità e voglio fare qualcosa di costruttivo come un patto con le istituzioni.  Alle istituzioni dico che bisogna individuare e punire tutti i colpevoli del biocidio, che bisogna evitare che chi ha avvelenato la nostra terra si candidi anche a bonificarla e che adesso bisogna puntare ad una fortissima attività di prevenzione per fermare questa ecatombe. Noi, acquistando il bioscanner, promuovendolo a tutti i medici di base di Pozzuoli pur avendo ricevuto finora una sola adesione e mettendolo a disposizione dei cittadini, abbiamo esaurito la prima parte del nostro ruolo. Adesso dobbiamo costruire un percorso, che sarà avviato giovedì prossimo 30 gennaio, sempre qui nell’auditorium del “Pareto”, alle 10, con le associazioni e tutti i dirigenti scolastici del distretto flegreo numero 25. Un incontro che dovrà portare alla realizzazione di uno sportello di formazione e informazione in tutte le scuole. Nel frattempo, già da domani mattina, i sindacati  chiederanno un incontro ufficiale al manager dell’Asl Napoli 2 perché vogliamo sapere se ci sono ostacoli e di che natura alla diffusione del bioscanner come strumento ufficiale di diagnosi sul territorio che ricade sotto la giurisdizione di quest’azienda sanitaria.  Finora, indirettamente, abbiamo saputo che dall’Asl dicono che il problema è in Regione. Ma io ho parlato personalmente di questo argomento col presidente della commissione regionale sanità e mi ha risposto che l’Asl ha tutta l’autonomia per prendere decisioni in tal senso. Allora vogliamo capire come stanno realmente le cose. Il bioscanner è qui ed è a disposizione anche e soprattutto degli scettici, purchè siano scettici puri, e per puri intendo disinteressati da altri affari. Il bioscanner però è anche uno soltanto e c’è un solo medico di base, puteolano ma non di questa Asl, che si è offerto di utilizzarlo per il tempo che può dedicare, visto che lavora a Mantova. Senza nemmeno aver pubblicizzato nulla, già sono arrivate 200 richieste di prenotazioni per visite col bioscanner. E, per evitare liste di attesa che arrivino al 2025, visto che lo strumento è uno e il medico è uno e non si può pretendere che faccia volontariato a tempo pieno, dobbiamo obbligatoriamente operare una selezione nelle richieste, privilegiando i puteolani, ossia chi risiede nel territorio che ha contribuito all’acquisto del bioscanner. E, a tal proposito, voglio sottolineare che, pur avendo ottenuto il patrocinio del Comune, per l’acquisto del bioscanner  non abbiamo chiesto e non ci è stato dato un solo centesimo di denaro dell’Ente. Così come devo ringraziare il sindaco Figliolia che, a nome suo e della Giunta, ha versato un assegno di 1.000 euro per questo progetto a titolo di contributo volontario, personale e privato da parte dei componenti l’Amministrazione. Io però continuo a chiedermi e  chiederò a chi di dovere: per quale motivo, questo strumento viene usato in 50 ospedali in Italia, è omologato dal servizio sanitario nazionale, è stato sperimentato con successo anche dall’oncologo Veronesi…. e poi dobbiamo vedere che in Campania, tranne che in una clinica privata, è sconosciuto? Pensate che, per mancanza di clientela in Italia, questo strumento non viene più prodotto nel nostro paese (dove restano sul mercato soltanto 40 esemplari) ma soltanto all’estero. A questo punto, per giustificare tanto disinteresse, qualcuno dovrà dimostrarci che il bioscanner è una bufala anche se è stato sperimentato e validato per la diagnosi su alcuni organi e sta per essere validato anche su altri organi”.

Poi è stata la volta della dottoressa Antonella Cicale, che ha spiegato come il bioscanner sia “uno strumento che fa diagnosi a tutti gli effetti ed è in grado, attraverso una sonda che emana un debole campo elettromagnetico, di intercettare l’attività biologica degli organi da esaminare. Ci sono tre bande di frequenza: 400 Mhz per rilevare anche le più piccole cellule tumorali, 800-900 Mhz per rilevare infiammazioni croniche da alterazioni interne, 1300 Mhz per rilevare infiammazioni acute da sollecitazioni esterne. Questo esame non si sostituisce a quelli diagnostici tradizionali, ma orienta verso la diagnosi ed è sicuramente molto meno invasivo e costoso, sia per il paziente che per il servizio sanitario nazionale. Il paziente si posiziona di fronte al ricevitore, a circa 1 metro e mezzo di distanza e la sonda agisce lateralmente. Non bisogna necessariamente svestirsi, ma è chiaro che indumenti troppo spessi, come cinture e jeans o pantaloni di velluto, così come ovviamente i telefoni cellulari, vanno tolti al momento dell’indagine. I limiti di questo strumento sono due: non diagnostica  tumori fluidi come mielomi, sarcomi e linfomi, ma soltanto tumori solidi, di tessuto, e non riesce ad intercettare un tumore se supera i 5 centimetri, perché oltre questa dimensione, non c’è più l’attività mitocondriale rilevata dal bioscanner”.

E’ poi intervenuto al dibattito anche l’ex sindaco  Carmelo Cicale (medico e papà di Antonella, il medico volontario che effettuerà le visite col bioscanner), il quale, sottolineando come “siamo di fronte ad uno strumento formidabile di prevenzione e diagnosi precoce che può far evitare tanti step costosi al servizio sanitario nazionale” e aggiungendo che “grazie alla sensibilità del bioscanner nello scoprire poche cellule tumorali, avremo molti cosiddetti ‘falsi negativi’, ossia tumori scoperti col bioscanner e non ancora visibili con altri strumenti diagnostici”, propone, attraverso il consenso informato, di utilizzare il bioscanner anche per quegli organi in cui è ancora in corso la sperimentazione diagnostica ufficiale.

Il consigliere comunale Antonio Di Bonito, ha invece annunciato di voler mettere a disposizione la propria struttura sanitaria nel caso in cui vi fossero problemi di spazio per gestire le visite col bioscanner.

Infine, è intervenuto, a nome del sindaco e dell’Amministrazione, l’assessore Franco Cammino, che, tra le sue deleghe ha anche la tutela della salute.

“Quando parlate di prevenzione con me, sfondate una porta aperta –ha esordito Cammino- perché ai tempi in cui ero sindacalista della Sofer, come tutti ricorderanno, ho  partecipato attivamente ad una battaglia che ha portato alla legge 257 del 1992 a tutela dei lavoratori esposti all’amianto e per la messa fuorilegge dell’uso di questo minerale. Nonostante il risultato di un’indagine epidemiologica sul territorio che sancì come  a Pozzuoli ci fosse una percentuale di mortalità per mesotelioma infinitamente più alta che nel resto d’Italia, 14 casi su 80mila abitanti rispetto alla media nazionale di 1 caso su 1 milione, nonostante un protocollo d’intesa per monitorare a vita almeno una volta all’anno tutti i lavoratori esposti all’amianto, nonostante i 50 milioni di euro spesi per rendere applicabile un protocollo del genere, ancora oggi questo tipo di visite periodiche, nonostante siano imposte dalla legge, vanno molto a rilento.  Questo per dire che bisogna lottare sempre se si crede in un obiettivo e lo si vuole raggiungere. Se il Sindaco mi darà la delega a rappresentarlo, io sarò con molto piacere al vostro fianco, a nome dell’Amministrazione, nell’incontro che avrete col Direttore Generale dell’Asl per capire come mai il bioscanner non viene inserito tra gli strumenti diagnostici ufficiali di questa azienda sanitaria. Dopodichè, ricordatevi che, al di sopra del Direttore Generale dell’Asl, c’è un assessore regionale alla Sanità, c’è un Ministro della Salute e abbiamo anche dei parlamentari ai quali possiamo rivolgerci in qualsiasi momento per interrogazioni al governo in tal senso. Vedrete che, se ci crediamo tutti insieme, qualcosa dovrà pur accadere…”.

Se i cittadini e chi li governa sono in sintonia, nessun traguardo può essere precluso nel caso in cui vi fossero da fare “battaglie” per diffondere il bioscanner.

Adesso bisogna soltanto capire se ufficialmente esistono “nemici” del bioscanner, chi sono e perché.

Il tempo è galantuomo.

E, nella peggiore delle ipotesi, contribuirà eventualmente a smascherarli tutti.

 

 

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