Sei anni di reclusione per Giorgio Angarano, (72 anni, legale rappresentante della “Vulcano Solfatara srl”), 5 anni e 4 mesi di reclusione per i suoi cinque soci: Maria Angarano (74 anni), Maria Di Salvo (70 anni), l’omonima di quest’ultima Maria Di Salvo (40 anni), Annarita Letizia (70 anni) e Francesco Di Salvo (44 anni) più 172mila euro di pena pecuniaria allaVulcano Solfatara srl e la confisca dell’area sequestrata. Queste le richieste avanzate all’ottava sezione penale del Tribunale di Napoli (giudice Egle Pilla) dai sostituti procuratori Anna Frasca e Giuliana Giuliano (sezione VI, “Lavoro e Colpe Professionali”) al termine della requisitoria per il processo sulla morte di tre turisti avvenuta il 12 settembre di tre anni fa all’interno del cratere della Solfatara.
Quel giorno persero la vita i coniugi veneziani Massimiliano Carrer e Tiziana Zaramella, e il loro figlioletto Lorenzo, prima inghiottiti uno dopo l’altro da una voragine apertasi sotto i loro piedi e poi soffocati dai gas presenti nel sottosuolo del vulcano puteolano: sopravvisse solo il figlioletto più piccolo dei Carrer, che ha assistito impotente al dramma e oggi vive con la zia
Nel corso della requisitoria, gli inquirenti hanno evidenziato che dagli atti di indagini è emerso “in modo incontrovertibile” che il piccolo Lorenzo, il primo a cadere nella voragine apertasi sotto i suoi piedi, al momento del crollo non era all’interno di un’area interdetta, ma in un’area liberamente accessibile a tutti i visitatori del sito. Per i pm, inoltre, c’era una diffusa e macroscopica violazione delle più elementari norme di sicurezza, su un sito che, per la sua particolare conformazione, trattandosi di un vulcano attivo, richiedeva la massima attenzione
A assistere i familiari delle vittime è lo Studio 3A, con gli avvocati Alberto Berardi e Vincenzo Cortellessa, quest’ultimo oggi presente in aula. (CLICCA QUI PER LEGGERE IL COMUNICATO STAMPA DEI LEGALI DELLA FAMIGLIA CARRER)
Ai sette imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, sono contestati i reati di concorso in omicidio colposo e disastro colposo in concorso con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e dei danni a più persone.
Per gli inquirenti sono loro ad aver causato il decesso dei tre turisti “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nell’aver gestito il sito vulcanico”, classificato dalla Commissione Grandi rischi “in zona rossa”.
Un sito nel quale, dalle indagini, è risultata assente qualsiasi cautela idonea ad assicurare che l’attività turistico-ricettiva fosse svolta garantendo la sicurezza dei lavoratori, dei dipendenti e dei visitatori.