Se c’è una cosa di cui dovremmo sicuramente ringraziare i “potenti” ogni volta che fanno visita nel nostro territorio per un appuntamento istituzionale, è il fatto di risvegliare in chi amministra la città l’irresistibile tentazione di “fare bella figura” almeno quel giorno e, come si suol dire, “nascondere la polvere sotto il tappeto”.
L’ennesima conferma l’abbiamo avuta giovedì quando il Capo dello Stato ha inaugurato il “Tigem” nell’ex comprensorio Olivetti.
Risultato: operai comunali alacremente al lavoro prima dell’evento per asfaltare marciapiedi, ritinteggiare strisce pedonali e addirittura la segnaletica orizzontale di una fermata dell’autobus, nella speranza di rendere più accogliente il tratto di via Campi Flegrei percorso da Giorgio Napolitano.
Tutto normale, non c’è da meravigliarsi, purtroppo.
Le “lavate di faccia” sono ormai consuetudine in occasioni del genere, a prescindere dal “colore” di chi governa Pozzuoli: nel corso dei decenni, le hanno fatte un po’ tutti, in modo anche ridicolo, come quando il “capoluogo” flegreo ospitò il Papa ed una strada perennemente distrutta dalle buche venne rappezzata soltanto in quelle poche decine di metri interessate dal passaggio del Pontefice.
Ma torniamo a noi, in via Campi Flegrei, all’esterno dell’ex Olivetti.
Il Comune si è dato da fare in loco per “onorare” la presenza di Giorgio Napolitano.
Tuttavia, mi chiedo, perché non sfruttare queste occasioni anche per intervenire sull’ordinario?
Mi spiego meglio.
Da anni (qualche residente sostiene che siano addirittura decenni) quasi tutti i muretti di protezione posti proprio di fronte all’ex Olivetti versano in una situazione di notevole rischio per la pubblica e privata incolumità.
Basta andare sul posto (o guardare le foto che vi propongo) per rendersi conto della situazione.
Laddove non ci sono le ringhiere (cioè nella stragrande maggioranza dei casi), c’è un solo tubo orizzontale di protezione che però lascia completamente scoperta la parte inferiore.
Sotto c’è uno strapiombo non indifferente, che, appena frenato da un suolo presumibilmente privato, conduce “a volo d’angelo” direttamente per decine di metri sui binari della Cumana che costeggiano l’ex Sofer.
Stiamo parlando di un marciapiede, dunque una zona riservata ai pedoni.
Non dico un adulto, ma un bambino che dovesse per un attimo sfuggire al controllo dei genitori, potrebbe precipitare nel vuoto con conseguenze gravissime, se non addirittura letali.
Perché non evitare il rischio anche minimo che possa accadere un tragedia del genere?
Eppure, la situazione è lì sotto gli occhi di tutti. Da sempre.
Ed è stata sicuramente notata anche dagli operai che, nei giorni scorsi, hanno riasfaltato il marciapiede, visto che un po’ di asfalto è “scappato” anche sul massetto di uno di questi muretti.
La domanda è semplice: costa così tanto prendere provvedimenti, da dover aspettare il morto prima di effettuare quest’opera di messa in sicurezza?