Salvatore Lucignano è un avvocato civilista di Pozzuoli.
Di lui ci siamo già occupati a fine gennaio per lo sciopero della fame che, insieme ad altri colleghi, aveva promosso contro i privilegi della “casta” forense.
Oggi ne riparliamo perché, con gli iscritti al sindacato di cui è fondatore e leader (Nuova Avvocatura Democratica), dopo mesi di lotte durissime ed altrettanto coraggiose, Lucignano ha vinto una prima, importantissima battaglia a tutela di tutti coloro che rischiano di non poter più esercitare questa professione.

L’assemblea degli avvocati napoletani, indetta dal Consiglio dell’Ordine, martedì ha infatti approvato col 94% di sì (152 voti favorevoli, 2 contrari e 8 astensioni) la mozione di N.A.D. (supportata dalle firme di oltre 1.400 legali) che abolisce i minimi contributivi previdenziali (obbligatori e slegati dal reddito), stabilendo che i contributi previdenziali di un avvocato vadano calcolati in proporzione al reddito dichiarato.
Una svolta epocale per la categoria, i cui iscritti, a prescindere dai loro introiti, devono versare mediamente ogni anno circa 3.650 euro alla Cassa Forense.
Obbligo che ha finito con lo stritolare i legali con minor fatturato annuo, molti dei quali, pur di evitare un insopportabile esborso di danaro, si sono addirittura autosospesi dalla professione, senza contare tutti coloro che, anche per tale ragione, si sono cancellati dall’Albo.
IL VIDEO CON L’INTERVENTO DELL’AVVOCATO SALVATORE LUCIGNANO DURANTE L’ASSEMBLEA DI MARTEDI’
“La decisione dell’assemblea degli avvocati napoletani e la mozione del Consiglio dell’Ordine sulla necessità di modificare il sistema previdenziale della categoria legando i contributi al reddito, segnano una svolta storica – ha dichiarato Salvatore Lucignano in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno – Da Napoli parte un processo di profonda revisione di un meccanismo contributivo che non sta più in piedi. I contributi previdenziali vanno sì pagati ma devono essere calcolati in base al reddito effettivamente percepito dal professionista e devono aumentare proporzionalmente al reddito. Ciò per evitare ciò che accade oggi a colleghi che arrivano a dover versare quasi quattromila euro di contributi su redditi che non superano gli 11mila euro”.
Il Foro di Napoli fa dunque da apripista al salvataggio degli avvocati meno abbienti, appellandosi a due articoli della nostra Costituzione, il 23 (“Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”) ed il 53 (“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”), ma anche ai princìpii di solidarietà, giustizia ed equità.
Gli Ordini Forensi di Nola, Reggio Calabria e Livorno sono pronti ad approvare mozioni dello stesso tenore.

Obiettivo: chiedere ai vertici della cassa professionale nazionale una previdenza più equa per tutti gli avvocati.
Complimenti all’avvocato Salvatore Lucignano: un concittadino del quale andare fieri, esempio concreto di come tenacia, lungimiranza e preparazione siano “armi” con cui poter cambiare anche ciò che sembra immutabile.