ESCLUSIVO/ “Qua deve uscire un piatto di pasta anche per noi”: tutto il racconto della tentata estorsione del clan al mercato ortofrutticolo
Concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. E’ l’accusa che ha fatto finire incarceredue pregiudicatiritenuti dagli inquirenti legati alclan Beneduce-Longobardi: il 34enneFabio Cerronee il 29enneEnrico Gennaro Iovine, residenti rispettivamente a Villaricca e Quarto.
Entrambi sono stati arrestati ieri in esecuzione diun’ordinanza di custodia cautelarefirmata dalgip Gianluigi Viscoal termine di un’indagine coordinata dallaDirezione Distrettuale Antimafiaed effettuata daiCarabinieridelNucleo Investigativo di Napoli.
Larichiesta di “pizzo”, non andata a buon fine, era stata fatta ad un operatore del mercato ortofrutticolo comunale all’ingrosso, che però, pressato dai militari dell’Arma,ha denunciato l’accadutoriconoscendo in foto anche i due ‘esattori’, uno dei quali, Fabio Cerrone, ènipotedel ben più noto boss quarteseSalvatore Cerrone(alias‘Totore ‘o biondo’, che dal 9 gennaio scorso, al pari diGennaro Longobardi,Gaetano BeneduceeNicola Palumbo, sta scontando unacondanna all’ergastoloper ilduplice omicidio di Raffaele Bellofiore e Domenico Sebastiano, icapozona di Toianoammazzati nella villetta del quartiere il 19 giugno 1997).
Ma veniamo ai fatti, avvenuti la mattina del13 settembrescorso edenunciatialla Benemerita nella stessa giornata daldirigente comunaledella struttura,Monica Tomaselli,che aveva appreso di quanto accaduto dagli spaventatissimi dipendenti dell’impianto, i quali, però, proprio per il timore di eventuali ritorsioni nei loro confronti da parte della malavita, non erano intenzionati a rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti,Cerrone, intorno alle 10 di quel giorno, si era presentato al mercato in unafiatPandadi colore grigioin compagnia di Iovine, che guidava l’auto e chiese di entrare all’internosenza pagare il pedaggio perché si doveva soltanto“incontrare con una persona”.
Quella persona eraS.G.,un ex detenuto ai domiciliariche, dopo aver terminato il periodo diaffidamento in provaai servizi sociali presso un commissionario del mercato, lavorava comecommerciante ortofrutticoloin conto vendita presso il box della stessa ditta che gli aveva offerto questa possibilità.
A costui, Cerrone si presentò come colui che avrebbe dovutoriscuotere un debito di 100mila euro che S.G. aveva contratto con un usuraio, tale“Carminiello”(successivamente identificato dagli investigatori).
Alla risposta di S.G. (che gli disse che lerate residue di quel prestito se l’era nel frattempo accollate un suo ex socio, in quel periodo detenuto)Cerronerispose tuttavia che, siccome“il paese è dei paesani, ora qua comandiamo noi e voi state lavorando a casa nostra”(e cioè nel territorio di ‘competenza’ del clan),S.G. avrebbe dovuto comunque pagargli 5.000 euro per i“compagni carcerati”, rassicurandolo anche sul fatto che avrebbe potuto versare la cifra con“comodità”, visto che S.G. aveva sottolineato le proprie precarie condizioni economiche, tali da non potergli consentire un simile esborso di denaro.
Nell’allontanarsi dal mercato, uno dei due, rivolto a un dipendente comunale addetto alla riscossione del pedaggio, ha così spiegato il motivo della ‘visita’:“Qua dobbiamo vedere di abbuscarci un piatto di pasta anche per noi!”.
Una frase che il lavoratore intese comerichiesta di appropriarsi di una quota della cassa contenente gli importi degli ingressi al mercato, rispondendo che quei soldi gestiti nel gabbiotto non si potevano toccare senza il permesso dell’Amministrazione.
Illavoro investigativo dei Carabinieriè durato poco più di due mesi, in cui, dopo la querela sporta (il 16 settembre) dalla dirigente comunale, sono statiinterrogatilavittimadella tentata estorsione,testimoni,persone informate sui fattievisionate le immagini delle telecamere di videosorveglianza posizionate sia al mercato sia in alcuni punti strategici del comprensorio dove quella “Panda” transitò la mattina del 13 settembre prima di arrivare in viale dell’Europa Unita.
Materiale probatorio che ha fornitopesanti indizi di colpevolezzaa carico di Cerrone e Iovine.
Sui due arresti c’è da registrare anche ilplausodelsindaco Enzo Figliolia(nella foto):“ai Carabinieri e alla direzione distrettuale antimafia”e la sua“vicinanza e sostegno assoluto agli imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare”.
“La camorra tenta nuovamente di mettere le sue mani sui sacrifici di chi lavora onestamente, nel pubblico e nel privato– ha aggiunto il primo cittadino di Pozzuoli –Un plauso alla dirigenza comunale che ha raccolto quanto stava accadendo all’interno del mercato, ai danni anche dei dipendenti, e ha denunciato l’accaduto. Saremo sempre dalla parte di chi sceglie la legalità, perché non ci siano più vittime di un sistema malato e viscido. La sinergia tra i punti di ascolto territoriali e le forze dell’ordine continua per debellare ogni male simile. La camorra non appartiene a questa terra e deve stare lontana da una comunità che quotidianamente lotta con sacrificio per costruire un futuro dignitoso per tutti”.
