Hai un problema al seno? Se aspetti la visita in ospedale, nel frattempo puoi anche morire…
Poco meno diotto mesi. E’ lalista di attesache una mamma di Pozzuoli dovrà sopportare per poter ottenere unavisita di controllo al senopresso l’ambulatorio dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di La Schiana.
La denuncia compare su Facebook con un post pubblicato stamattina e la copia della ricevuta rilasciata dal Cup (centro unico prenotazioni) dell’Asl Napoli 2 Nord.
Una situazione a dir poco scandalosa, soprattutto se si considera il motivo per cui una donna deve sostenere un esame del genere, ossia la probabilità di scoprire untumore alla mammella(cancro da cui, si sa, c’è speranza di guarire soltanto se individuato e curato in tempo) oppure, nel caso in cui si sia già ammalati oncologici, la verifica sugli effetti delle terapie a cui si viene sottoposti.
E’ sempre la stessa storia, insomma:chi può permetterselo mette mano al portafogli e si affida ad uno specialista privato, mentrechi non ha possibilità economiche deve aspettare che arrivi il suo turno(nel caso di questa signora, il 28 ottobre, ossia 235 giorni da oggi, 8 marzo, in cui ha prenotato l’esame)pregando il Padreterno di non arrivare alla visita troppo tardi per poter sperare di salvarsi.
L’aspetto tragicomico della vicenda è chela nostra concittadina è ritenuta anche “fortunata” rispetto ad altre sue colleghe di sventura che, commentando il post su Fb, rivelano di aver atteso anche un anno e più per poter sostenere la stessa visita.
Certo, come si legge sempre da Facebook,il dottore in servizio presso quell’ambulatorio è un“santo”e a volte visita anche senza prenotazione se glielo si chiede motivandone l’urgenza.
Ma è ovvio che non è così che dovrebbero andare le cose.
Ed è auspicabile chela politica locale reagisca in modo durissimo contro situazioni che possono determinare la condanna a morte di una persona.
Confidiamo dunque in unapresa di posizione netta da parte del sindaco Enzo Figliolia(che lo ricordiamo, per la carica rivestita, è lamassima autorità sanitaria sul territorio), il quale, tre giorni, fa, ha annunciato lavolontà di richiedere una convocazione urgente del comitato dei sindaci dei comuni dell’Asl Napoli 2 Nord.
Speriamo che ottenga l’incontro e porti sul tavolo della discussioneanche le lunghissime liste d’attesa su visite di estrema importanza oltre che i problemi del reparto di Ortopedia, quelli cioè che hanno attirato la sua attenzione sabato scorso.
In tutto questo, come se non bastasse,oggi è scoppiata anche la rivolta della sanità privata, conle associazioni di categoria che minacciano di non firmare i nuovi contratti di accreditamento, rifiutando“tetti mensili e budget per singola struttura”ma denunciando anche“clausole vessatorie e limiti per la sanità regionale che alimenteranno liste di attesa e migrazione sanitaria”.
Netta la posizione di Pierpaolo Polizzi, presidente dell’Aspat, l’associazione sanità privata accreditata territoriale:“Non firmeremo i contratti e se necessariorimetteremo nelle strutture pubbliche tutti i pazienti assistiti e in carico nelle strutture riabilitative accreditate(1500 solo a Napoli 2 Nord). La chiusura dei conti del 2015 avviene a inizio del 2016 con clausole vessatorie e stringenti come la rinuncia a qualunque azione di rivalsa giudiziaria riportando le lancette della programmazione al 2003. Una programmazione che non tiene in alcun conto del previsto e deliberato incremento dei limiti di spesa della riabilitazione complessa, non rispetta il programma operativo 2013-2015, applicando su base regionale un taglio lineare tra i 35 e i 38 milioni di euro ed è inottemperante alla mission del Commissario Polimeni di provvedere alla necessità di rilanciare i Lea con la sottoscrizione dei contratti con gli erogatori privati accreditati in coerenza con il fabbisogno assistenziale. Anche l’FKT e il Socio-Sanitario ritengono gravemente lesivi i provvedimenti commissariali”.
Secondo Bruno Accarino, delSindacato nazionale radiologi:“Il tetto economico di struttura e la mensilizzazione fissano limiti di spesa senza analisi del fabbisogno che risale al 2012. Si tratta di tetti economici anziché di prestazioni. La coperta è corta e abbiamo perso 100 milioni di 5 anni. Mancano 50 milioni di euro per coprire le prestazioni di tutta la specialistica.L’esaurimento mensile delle risorse avverrà in tutta la Regione per seguire i provvedimenti in essere. I fondi sono già finiti. Ci fermeremo ogni mese. Con la precedente amministrazione non arrivavamo a fine anno ora non arriviamo a fine mese. E nessuno verifica l’erogato e i fabbisogni. La prima cosa è l’adeguamento del fondo. Altrimenti facciamo un piacere alle altre regioni vicine con i quattrini che daremo loro. E non riusciremo a recuperare la mobilità attiva. Bisogna anche effettuare i controlli, ma se non si parte dal fabbisogno non ci sono i presupposti della programmazione”.
Dunque, si va verso il“vietato ammalarsi”: c’è il rischio di non poter essere assistiti né dallo Stato né dai privati…
