Minacce ai “vigilini”: condannato il consigliere Terracciano
Quattro mesidi reclusione (con la condizionale), più il pagamento delle spese processuali e del risarcimento danni alle parti civili.
E’ lacondannadi primo grado che ilgiudicemonocratico Antonia Napolitano Tafuri ha inflitto a carico diLucio Terracciano,consigliere comunaledel Pd.
Al termine delprocessoconclusosi il 29 marzo presso laquarta sezione penale del Tribunale di Napoli,Terraccianoè stato infatti ritenuto colpevole diminacce a pubblico ufficialeper unfatto accaduto il 25 gennaio di sei anni fa, quando egli (sia pure all’opposizione: in quel periodo governava una giunta di centrodestra guidata dal sindaco Pasquale Giacobbe) ricopriva la stessa carica istituzionale che riveste oggi.
Dall’altro ieri, col deposito della sentenza, conosciamo anche i motivi del verdetto.
Terracciano (per il quale il pm aveva chiesto sei mesi di reclusione) deve rispondere del comportamento tenuto quandouna pattuglia di ausiliari del traffico, in servizio nelpiazzale Gerolomini(sul lungomare di via Napoli) cominciò ad elevare una serie dimulte a carico di tutte le auto che non avevano pagato il ticket per la sosta sulle strisce bluappena disegnate in zona dal Comune.
I tre“vigilini”in questione (Andrea Omboni,Giuseppe BelluccieAntonio Sacchetti) se la videro davvero brutta:accerchiati da un gruppo di automobilisti imbestialiti, dovettero chiedere rinforzi alla polizia municipale.
Caschi bianchi che, accolti anch’essi da insulti, riuscirono a far allontanare gli ausiliari, i quali però, furono poiinseguiti fino in piazza della Repubblica da sei persone(mai identificate: un solo sospettato,Procolo Del Giudice, è statoassolto per non aver commesso il fatto) che,a bordo di due auto, entrarono nella “civetta” degli ausiliari esi impossessarono dei blocchetti delle contravvenzionimettendo lemani addosso ad Omboni.
Il consigliere comunaleTerraccianoè statocondannatoperché, secondovarie testimonianze,guidò la sommossa popolareavvenuta nel piazzale Gerolomini,incitando i rivoltosi a bruciare l’auto degli ausiliari e a picchiarli la prossima volta che si fossero presentati sul posto, in quanto, secondo lo stesso esponente del Pd, costoro erano solo dei volontari e non dovevano elevare nessun verbale.
Durante il processo,Agostino Giugnarelli(uno deivigili urbanigiunto sul posto in soccorso degli ausiliari) ha addirittura raccontato di aver dovutoredarguire Terracciano(ricordandogli il suo ruolo di consigliere comunale)dopo che l’aveva sentito urlare:“Qua non comandate niente, qua comandiamo noi, qua non dovete venire più, ve ne dovete andare, non dovete stare, non siete buoni”.
Terracciano, dal canto suo,si è difesosostenendo di essere intervenuto perché, risiedendo a poca distanza dal piazzale Gerolomini, era stato sollecitato a farlo da coloro che erano stati appena multati e chesi sarebbe limitato a ripetere le frasi pronunciate dalla folla inferocitaper sottolinearne la gravità.
Ilgiudice non ha creduto a questa sua giustificazione, ritenendo, invece, cheTerraccianoavesse pronunciato le“frasi minacciose facendosi forte dell’appoggio”dei presenti e“in virtù della notorietà e della funzione svolta”.
Aggiungendo anche che Terracciano, dalle dichiarazioni dei testimoni, ebbe unacondottatalmente“aggressiva”da“provocare il rimprovero dei vigili urbani intervenuti a sostegno degli ausiliari”.
L’avvocato difensoredel consigliere comunale, il penalistaLuigi De Vita, è tuttavia convinto di far valere inAppellole ragioni del proprio assistito:“Dimostreremo– dichiara il legale –che nella fortissima concitazione di quei momenti il comportamento di Terracciano è stato equivocato e che, in realtà, egli, proprio in virtù del suo ruolo istituzionale, era intervenuto soltanto per pacificare gli animi in una situazione di estrema tensione”.
Non resta che attendere dunque ilsecondo grado di giudizio(sempre che nel frattempo non intervenga laprescrizionedel reato) per capire se ilconsigliere comunale Terraccianoriuscirà a ribaltare questa sentenza di condanna e a mantenere pulita la sua fedina penale.
