Telecamere al Comune per “spiare” i dipendenti?
Da oltre un mese, il“Grande Fratello”è approdato in Municipio. E potrebbe aver già controllato l’operato deidipendenti comunali: il marcatempo, gli ingressi, le uscite, la pausa-caffè, la chiacchierata e quant’altro possa capitare in una normale giornata lavorativa nelPalazzo di Toianoe negli uffici distaccati.Il caso è scoppiato a fine luglio, subito dopo l’inaugurazione del nuovo centro di accoglienza per minori e donne in difficoltà, a Monterusciello.In quella occasione, infatti, gli addetti alla struttura si sono accorti dell’esistenza di alcunetelecamere posizionatein modo da consentire una visione a 360 gradi di tutta l’area lavorativa.Cosa che accade, per la verità, anche nella sede centrale comunale, dove le inquadrature dell’occhio elettronico non fanno certo fare salti di gioia a nessuno.E siccome il diritto allaprivacy, oltre ad essere tutelato nel tempo libero, esiste anche sul luogo di lavoro, è scattata la protesta ufficiale delsindacato, per ben due volte nel giro di quattro settimane.Gianni Capuano, sindacalista CislIn entrambe le circostanze, con una nota a firma diGiovanni Capuano, sindacalista dellaCislFunzione Pubblica con ruolo di capodipartimento per l’area di Napoli Nord.Nel primo documento del 4 agosto, Capuano, a proposito di“impianti audiovisivi”(registrano dunque anche le conversazioni oltre alle immagini?) scriveva al sindacoEnzo Figliolia, all’assessore al personaleFranco Camminoe al datore di lavoro, il dirigenteAnna Sannino, sottolineando che“da giorni registriamo continue segnalazioni di lavoratori su installazioni di impianti ed apparecchiature di controllo sui luoghi di lavoro. Pur consapevoli che esse sono richieste da esigenze organizzative e produttive, ovvero di sicurezza sui luoghi di lavoro, consideriamo la possibilità che potrebbero determinare la possibilità del controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”.Franco Cammino, assessore comunale al PersonaleLo stesso sindacalista dellaCislricordava all’Amministrazioneche“ai sensi e per gli effetti dell’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/70) le suddette apparecchiature possono essere installate soltanto previo accordo con le organizzazioni sindacali e che, in difetto di accordo, si può interessare l’Ispettorato del Lavoro, ove occorra, sulle modalità per l’uso di tali impianti. Il comma 1 del suddetto articolo– proseguiva Capuano –dispone ildivieto assoluto di installazione per effettivo uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature, destinate allo scopo precipuo e diretto del controllo “a distanza” dell’attività dei lavoratori. Controllo odioso e riprovevole, in quanto effettuato “a distanza”, cioè al di fuori della percezione o cognizione diretta del controllato e, quindi, a sua insaputa”.La nota si chiudeva con la richiesta, da parte dellaCisl, di“disinstallare le apparecchiature in oggetto, nel caso esse possano funzionare, anche se non come scopo principale, per il controllo a distanza di lavoratori”e di fornire in tempi brevi“un quadro analitico e dettagliato delle apparecchiature installate e su come esse funzionino nel raggio di azione audiovisivo”.La Cisl preannunciò ancheazioni legalinel caso in cui quella richiesta fosse rimasta lettera morta.La lettera Cisl del 4 settembreE lettera morta è rimasta, tanto che il 4 settembre, il sindacato è tornato alla carica con unultimatumindirizzato al datore di lavoro del Comune (l’ingegnerGino Salzano), al dirigente alle risorse umaneAnna Sannino, al primo cittadinoEnzo Figlioliae all’assessore al personaleFranco Cammino. In questo documento, laCisldenuncia“la mancanza di rispetto per le parti sociali”,“l’ingiustificato e scorretto comportamento tenuto da codesta Amministrazione nel violare sistematicamente il sistema di relazioni sindacali sancito per legge e per contratto”e chiede la“convocazione delle delegazioni sindacali per concordare e legittimare un’azione amministrativa che nasce viziata ed in violazione dello Statuto dei Lavoratori”.Se la convocazione dei sindacati non dovesse avvenire entro 15 giorni dalla ricezione del documento da parte dei suoi destinatari, la questione finirà davanti all’Ispettorato del Lavoro, che dovrà decidere se quelle telecamere sono state installate nel rispetto delle leggi vigenti.Commenti
Da oltre un mese, il“Grande Fratello”è approdato in Municipio. E potrebbe aver già controllato l’operato deidipendenti comunali: il marcatempo, gli ingressi, le uscite, la pausa-caffè, la chiacchierata e quant’altro possa capitare in una normale giornata lavorativa nelPalazzo di Toianoe negli uffici distaccati.
Il caso è scoppiato a fine luglio, subito dopo l’inaugurazione del nuovo centro di accoglienza per minori e donne in difficoltà, a Monterusciello.
In quella occasione, infatti, gli addetti alla struttura si sono accorti dell’esistenza di alcunetelecamere posizionatein modo da consentire una visione a 360 gradi di tutta l’area lavorativa.
Cosa che accade, per la verità, anche nella sede centrale comunale, dove le inquadrature dell’occhio elettronico non fanno certo fare salti di gioia a nessuno.
E siccome il diritto allaprivacy, oltre ad essere tutelato nel tempo libero, esiste anche sul luogo di lavoro, è scattata la protesta ufficiale delsindacato, per ben due volte nel giro di quattro settimane.
In entrambe le circostanze, con una nota a firma diGiovanni Capuano, sindacalista dellaCislFunzione Pubblica con ruolo di capodipartimento per l’area di Napoli Nord.
Nel primo documento del 4 agosto, Capuano, a proposito di“impianti audiovisivi”(registrano dunque anche le conversazioni oltre alle immagini?) scriveva al sindacoEnzo Figliolia, all’assessore al personaleFranco Camminoe al datore di lavoro, il dirigenteAnna Sannino, sottolineando che“da giorni registriamo continue segnalazioni di lavoratori su installazioni di impianti ed apparecchiature di controllo sui luoghi di lavoro. Pur consapevoli che esse sono richieste da esigenze organizzative e produttive, ovvero di sicurezza sui luoghi di lavoro, consideriamo la possibilità che potrebbero determinare la possibilità del controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”.
Lo stesso sindacalista dellaCislricordava all’Amministrazioneche“ai sensi e per gli effetti dell’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/70) le suddette apparecchiature possono essere installate soltanto previo accordo con le organizzazioni sindacali e che, in difetto di accordo, si può interessare l’Ispettorato del Lavoro, ove occorra, sulle modalità per l’uso di tali impianti. Il comma 1 del suddetto articolo– proseguiva Capuano –dispone ildivieto assoluto di installazione per effettivo uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature, destinate allo scopo precipuo e diretto del controllo “a distanza” dell’attività dei lavoratori. Controllo odioso e riprovevole, in quanto effettuato “a distanza”, cioè al di fuori della percezione o cognizione diretta del controllato e, quindi, a sua insaputa”.
La nota si chiudeva con la richiesta, da parte dellaCisl, di“disinstallare le apparecchiature in oggetto, nel caso esse possano funzionare, anche se non come scopo principale, per il controllo a distanza di lavoratori”e di fornire in tempi brevi“un quadro analitico e dettagliato delle apparecchiature installate e su come esse funzionino nel raggio di azione audiovisivo”.
La Cisl preannunciò ancheazioni legalinel caso in cui quella richiesta fosse rimasta lettera morta.
E lettera morta è rimasta, tanto che il 4 settembre, il sindacato è tornato alla carica con unultimatumindirizzato al datore di lavoro del Comune (l’ingegnerGino Salzano), al dirigente alle risorse umaneAnna Sannino, al primo cittadinoEnzo Figlioliae all’assessore al personaleFranco Cammino. In questo documento, laCisldenuncia“la mancanza di rispetto per le parti sociali”,“l’ingiustificato e scorretto comportamento tenuto da codesta Amministrazione nel violare sistematicamente il sistema di relazioni sindacali sancito per legge e per contratto”e chiede la“convocazione delle delegazioni sindacali per concordare e legittimare un’azione amministrativa che nasce viziata ed in violazione dello Statuto dei Lavoratori”.
Se la convocazione dei sindacati non dovesse avvenire entro 15 giorni dalla ricezione del documento da parte dei suoi destinatari, la questione finirà davanti all’Ispettorato del Lavoro, che dovrà decidere se quelle telecamere sono state installate nel rispetto delle leggi vigenti.
