Turisti morti nella Solfatara: chiesti 33 anni di carcere complessivi per i sei soci del vulcano e la confisca del sito
Sei anni di reclusione perGiorgio Angarano, (72 anni, legale rappresentante della “Vulcano Solfatara srl”), 5 anni e 4 mesi di reclusione per i suoi cinque soci: Maria Angarano(74 anni),Maria Di Salvo(70 anni), l’omonima di quest’ultimaMaria Di Salvo(40 anni),Annarita Letizia(70 anni) eFrancesco Di Salvo(44 anni) più 172mila euro di pena pecuniaria allaVulcano Solfatara srle la confisca dell’area sequestrata. Queste le richieste avanzateall’ottava sezione penale del Tribunale di Napoli(giudiceEgle Pilla) dai sostituti procuratoriAnna FrascaeGiuliana Giuliano(sezione VI, “Lavoro e Colpe Professionali”) al termine della requisitoria per il processo sulla morte di tre turisti avvenuta il 12 settembre di tre anni fa all’interno del cratere della Solfatara.
Quel giorno persero la vita i coniugi venezianiMassimiliano CarrereTiziana Zaramella, e il loro figliolettoLorenzo, prima inghiottiti uno dopo l’altro da una voragine apertasi sotto i loro piedi e poi soffocati dai gas presenti nel sottosuolo del vulcano puteolano: sopravvisse solo il figlioletto più piccolo dei Carrer, che ha assistito impotente al dramma e oggi vive con la zia
Nel corso della requisitoria, gli inquirenti hanno evidenziato che dagli atti di indagini è emerso“in modo incontrovertibile”che il piccoloLorenzo, il primo a cadere nella voragine apertasi sotto i suoi piedi,al momento del crollo non era all’interno di un’area interdetta, ma in un’area liberamente accessibile a tutti i visitatori del sito. Per i pm, inoltre, c’era una diffusa e macroscopica violazione delle più elementari norme di sicurezza, su un sito che, per la sua particolare conformazione, trattandosi di un vulcano attivo, richiedeva la massima attenzione
Aisette imputati, che hanno scelto ilrito abbreviato, sono contestati i reati di concorso inomicidio colposo e disastro colposo in concorso con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e dei danni a più persone.
Per gli inquirenti sono loro ad aver causato il decesso dei tre turisti“per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nell’aver gestito il sito vulcanico”, classificato dalla Commissione Grandirischi “in zona rossa”.
Un sito nel quale, dalle indagini, è risultata assente qualsiasi cautela idonea ad assicurare che l’attività turistico-ricettiva fosse svolta garantendo la sicurezza dei lavoratori, dei dipendenti e dei visitatori.
