Comune “sfasciafamiglie”: se non vuoi perdere la casa popolare devi sfrattare i tuoi figli?
Se hai già unacasain cui abitare, non puoi avere anche quellapopolare.
Lo stabilisce la legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica in Campania.
Il Comune di Pozzuoli, però, dopo aver tollerato di tutto nel corso degli anni sulle compravendite illegali di alloggi di sua proprietà,ha deciso di adottare il pugno di ferro nei confronti di situazioni su cui, probabilmente, avrebbe potuto soprassedere.
Come sta capitando adue coppie di genitori di Monterusciello, cherischiano di perdere l’assegnazione del loro appartamento statale per la sola colpa di aver voluto dare un tetto ai propri figli.
E’ il caso, ad esempio, diD.G., 71enne residente in via Pasolini.
Il Municipio vuole togliergli la casa popolare (di cui egli è legittimo assegnatario) perché si è scoperto che sua moglie, D.L., è proprietaria, per averli ricevuti in eredità, di duealloggi a Monterusso, immobili di 180 metri quadrati complessivi, in cui però risiedono stabilmente i loro tre figli con le rispettive famiglie (13 persone in tutto: 7 minori e 6 adulti).
Attraverso il suo avvocato, D.G. ha spiegato al Comune di essere inbuona fede, ammettendo di non aver avuto finora le risorse economiche per poter formalizzare gli atti di donazione di quelle case e sottolineando, peraltro che, secondo i parametri di metri quadrati abitabili (così come stabiliti dalla legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica)gli appartamenti “incriminati” non potrebbero essere nemmeno adeguati per ospitare una convivenza allargata con figli, nuore, generi e nipoti.
Niente da fare: il Municipio ha confermato la sua intenzione di voler togliere la casa popolare a D.G. ed a sua moglie, che dunque adesso si rivolgeranno allagiustizia ordinaria(per sperare di veder ribaltata la decisione) oppure dovranno lasciare l’alloggio entro sei mesi e trovare nel frattempo una nuova casa.
In alternativa, non resterebbe loro che andare a “convivere” con una delle tre famiglie dei rispettivi figli oppure essere obbligati asfrattare uno dei tre figli con coniuge e prole al seguito.
Situazione simile perS.R., 60enne legittimo assegnatario di una casa popolare in via Serao.
Il Comune ha deciso di buttar fuori da quell’alloggio lui esua moglieC.L., perché ha scoperto che la donnaha recentemente acquistato, a Cigliano, l’appartamento in cui dal 2001 abitano la figlia, il genero ed i due nipoti.
Un caso che si presenta piuttosto delicato anche perché, come scrive al Municipio nella sua memoria difensiva lo stesso S.R., l’acquisto di questo alloggio sarebbe stato effettuato per evitareconflitti familiari tra tutti i figli della coppia.
Conflitti evidentemente ancora non sanati se, come fa sapere sempre S.R. al Comune, non è nemmeno ipotizzabile una convivenza sua e della moglie con la famiglia della figlia nell’alloggio di Cigliano qualora il Municipio li sfrattasse da via Serao.
Anche in questa circostanza, però, si finirà probabilmente in Tribunale, giacchégli uffici comunali non hanno voluto sentire ragioni, formalizzando la decadenza dall’assegnazione per S.R. e sua moglie.
Sarà dunque lagiustiziaa stabilire se, con decisioni del genere, il Comune si sia limitato ad applicare soltanto la legge oppure abbia abusato dei propri poteri.
